“Modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia ampiamente rispetto alle aspettative culturali, è inflessibile e pervasivo, ha il suo esordio in adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e porta disagio o menomazione” [DSM IV-TR]
Quando parliamo di disturbo di personalità quindi indichiamo modalità di pensiero e di comportamento rigide e marcate che risultano inefficaci nel quotidiano adattamento alle esigenze della realtà. Le relazioni divengono difficoltose provocando conflittualità, evitamento e sofferenza propria ed altrui. Il paziente affetto da questa patologia ha una scarsa capacità introspettiva, acritico verso i sintomi è incapace di riconoscere le reali conseguenze del suo comportamento. Quando si rivolge al terapeuta lo fa per sintomatologie satellite al DDP quali ansia, depressione o abuso di sostanze.
Nel vissuto di questi soggetti non è raro trovare situazioni di abbandono emotivo precoce, abuso fisico psicologico o sessuale.
Disturbi di personalità: come deve agire lo psicoterapeuta?
Per diagnosticare un disturbo di personalità il clinico dovrà porre attenzione a tre differenti livelli:
- Il funzionamento generale: quanto è compromesso il Sé (identità; riconoscimento; capacità di raggiungimento degli obiettivi) e l’ambito affettivo relazionale (empatia e intimità).
- La patologia: quale tipo di caratteristica sintomatologia presenta: Schizzotipico; Antisociale, Borderline, Narcisistico, Evitante e Ossessivo Compulsivo.
- I tratti dominanti: Affettività Negativa, Distacco, Antagonismo, Disinibizione vs Compulsività, Psicoticismo
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