17 Ottobre 2017

Psicodiagnosi

Perché è importante partire dalla psicodiagnosi?
 
 

Solo chi è in grado di saper ascoltare in modo partecipe è anche in grado di ricevere le informazioni necessarie per formulare una corretta diagnosi e un corretto programma di intervento

C. Zapparoli

 
 
La nostra mente non è portata a tollerare l’incertezza, per questo motivo quando soffriamo abbiamo bisogno di poter nominare e comprendere l’occorso, preferibilmente attribuendogli un significato tangibile e non riferito al Sé. L’individuo quindi vaglierà ogni possibilità prima di ipotizzare la natura psichica del disagio, dalla radice biologico organica alla responsabilità univoca degli altri, piuttosto che alla circostanzialità degli eventi. Se per natura è difficile comprenderci reciprocamente, la sofferenza rende ancora più complessa la possibilità di essere riconosciuti dagli altri. Anche in buona fede, chi ci ama cercherà di arrangiare spiegazioni, diagnosi o consigli. Spesso questi atteggiamenti non faranno altro che urtarci incentivando l’isolamento, la perdita di controllo e la percezione di non poter essere aiutati e compresi da nessuno.

Riconoscere di avere un problema psicologico non è l’unica difficoltà che l’individuo dovrà superare prima di comprendere il proprio stato. Dare un nome al dolore riduce la sensazione di essere gli unici a soffrirne, rassicura sulle possibili modalità di cura e allontana lo spettro della follia. D’altro canto chi è affetto da una sofferenza mentale teme lo stigma, la colpa e la relativa condanna sociale quasi più della malattia stessa. Questi timori ci spingono a ricercare informazioni in modo autonomo, nella nostra intimità. Dalla ricerca in Internet alle nozioni acquisite seguendo un programma tv i rischi sono molti: disorientamento, generalizzazione, catastrofizzazione sono solo alcuni di essi. I risultati aumentano il pericolo di attivare autocure nocive, mirate sulla sintomatologia e non sull’origine della patologia. Non solo tali azioni aumenteranno la percezione d’impotenza e d’incomprensione ma ci esporranno a una cronicizzazione della sofferenza.

Come superare questo empasse e costruire la base per una corretta diagnosi?

  • Astenersi dal giudizio e osservare il proprio comportamento tenendo in considerazione ciò che è funzionale e cosa non lo è
  • Prendere in considerazione con egual peso la natura biologica, psicologica e sociale della sofferenza
  • Valutare i costi dei meccanismi messi in atto (le conseguenze personali, sociali, affettive, lavorative)
  • Considerare la natura quantitativa degli eventi piuttosto di quella qualitativa (ripetitività, intensità, rigidità, quantità)
  • Considerare le variazioni assunte nel tempo
  • Considerare la validità dei meccanismi utilizzati in relazione alle esigenze presenti e non a quelle passate o future
  • Prendere in considerazione sia le risorse a disposizione sia le difficoltà già presenti prima dell’aggravamento della condizione

Un esempio

Insonnia, inappetenza, difficoltà di concentrazione, sintomi che appartengono alla classificazione della depressione, possono essere considerate modalità adattive se conseguenti a un lutto appena vissuto. Come l’anestesia durante l’operazione permette di sopportare il dolore, queste reazioni psichiche consentono di tollerare la sofferenza e assimilare l’esperienza. Credere che questo stato sia “sbagliato” o “patologico a prescindere” non ci aiuta affatto, anzi, rallenta il processo fisiologico di elaborazione e grava sulle nostre energie. Se queste modalità dovessero mantenersi per lungo tempo, compromettendo la nostra vita sociale e relazionale e attivando modalità compensatorie disfunzionali (alcol, scatti d’ira, etc), allora potremmo definirle sintomatologiche e richiedere l’intervento di uno specialista che collabori con noi per ripristinare il benessere perduto.

Cosa ci offre il terapeuta in fase diagnostica?

Ogni intervento di natura psicologica parte dalla sottoscrizione di un contratto diagnostico che offre:

  • Una visione oggettiva degli avvenimenti
  • La condivisione di un luogo sicuro, protetto ed empatico dove il paziente possa concedersi di abbassare le difese e riconoscersi
  • La propria esperienza clinica, il sapere scientifico per comprendere le dinamiche, i nodi evolutivi, le resistenze e i possibili cambiamenti
  • Batteria diagnostica testistica, per facilitare l’emergere di potenzialità e limiti e gli elementi inconsci

Che tipo di risposte potrò ottenere?

  • Diagnosi nosografico descrittiva: come si chiama la sofferenza del paziente. Un’etichetta diagnostica che possa essere facilmente compresa e condivisa con altri esperti per una maggiore capacità di intervento
  • Diagnosi funzionale: come funziona il paziente. Potenzialità, limiti, risorse, difese, grado di resilienza [capacità di far fronte agli eventi], nodi conflittuali o/e deficitari, posizionamento nel ciclo di vita, etc
  • Diagnosi focale (qual’è il punto di partenza) e analisi dei bisogni del paziente
  • Prognosi: previsione del possibile andamento della malattia, tipo e tempistiche di risoluzione
  • Individuazione e condivisione degli obiettivi
  • Proposta d’intervento e contratto d’alleanza terapeutica

Ma in pratica come avviene questa diagnosi? L’assesment psicologico:

  • Raccolta anamnestica attraverso il colloquio clinico: ricostruzione storica degli eventi significativi fino ad ora vissuti dal paziente, con particolare attenzione alle tappe evolutive, a possibili traumi, alle fonti di soddisfazione, alle emozioni correlate: storia della famiglia, dell’individuo, del sintomo. La relazione che si instaura durante l’alleanza terapeutica è di per se fonte di informazioni preziose.
  • Utilizzo di questionari (per velocizzare e facilitare l’emergere di nozioni significative)
  • Utilizzo test psicologici per un approfondimento clinico
  • Restituzione dei contenuti emersi e formulazione delle diagnosi, prognosi ed eventuale proposta d’intervento (strategie e mezzi utilizzati)

Tipi di test che normalmente utilizzo

  • Questionari e scale psicopatologiche – autosomministrate – MMPI2 –
  • Test di Livello – utilizzati principalmente per comprendere le funzionalità cognitive – somministrazione in seduta – Wais-
  • Test di Personalità Proiettivi – somministrazione in seduta – aiutano ad individuare le caratteristiche di personalità, il loro funzionamento, ed il tipo di relazione che attraverso questi si instaura (TAT, CAT, Blacky, Rorschach  con metodo Exner – RPas, Test della figura umana, dell’albero, della famiglia). 

“Fissare obiettivi è il primo passo necessario per trasformare l’invisibile in visibile”

 

Se desiderassi una consulenza – valutazione psicodiagnostica oppure fissare un appuntamento di primo colloquio, compila il form dei contatti. Svolgo il mio lavoro di psicoterapeuta negli studi di Saronno (via Ramazzotti 20), Milano (via G. P. da Palestrina 6, MM1 MM2 Loreto) e Solaro (via Cavour 20).