Psicologia nella relazione di coppia: il segreto che ci portiamo dietro

Psicologia nella relazione di coppia: come reagiamo in certe situazioni e che cosa potremmo fare per migliorarle

“Eppure Dottore, io non capisco, ogni rapporto che inizio si conclude sempre nello stesso modo” .

Veronica* ha 34 anni, è stanca e frustrata, ha già versato molte lacrime per l’ennesima relazione naufragata  senza un perché, sente il trascorrere del tempo come una condanna all’infelicità. La rabbia nei confronti di Diego è ancora forte così come la ricerca delle colpe che possano giustificare l’accaduto. Veronica  non è venuta in terapia solo per legittimare il proprio dolore, riesce ad andare oltre, è pronta a mettersi in discussione, è capace di leggersi dentro ma ha molta paura di quello che potrebbe trovare scritto all’interno di Sé.

Psicologia della relazione di coppia: una realtà che nasce da lontano

Durante l’adolescenza i bisogni di conoscenza e sessualità spingono l’individuo a ricercare e sperimentare relazioni al di fuori del nucleo familiare. I rapporti, fatte alcune eccezioni, non sono tipicamente stabili e duraturi nel tempo. L’Intimità fisica ed affettiva è colma di passione, di emozioni, ma anche di paure celate e di perplessità su di Sé e sull’Altro.

Con il passare del tempo il giovane adulto, arricchito dalle sue esperienze, dovrebbe poter consolidare una sufficiente maturità emotiva, un senso di sicurezza interno capace di tollerare sentimenti ambivalenti, limiti ed eventuali fallimenti. Questo particolare substrato dell’Essere consentirà all’individuo di potersi rapportare agli altri e a sé stesso in modo equilibrato fornendo i pilastri per un rapporto stabile, maturo e appagante.

Il condizionale purtroppo è d’obbligo poiché alcuni non sentono di avere una  sufficiente base sicura su cui poggiare ed accogliere le proprie esperienze.

Una base  probabilmente costituita da bisogni non riconosciuti, da ansie e da elementi irrisolti formatasi nel periodo in cui l’essere umano è più fragile e indifeso, a cui tutto è subordinato all’Altro e alla sua capacità di accudimento; parliamo dell’infanzia e del rapporto tra il bambino e la sua figura di attaccamento, il suo primo vero amore.

Come per molti aspetti della psiche umana la costituzione di una base sicura non è un processo on /off. Non è necessario supporre un’infanzia da incubo per individuare elementi irrisolti. Alcuni pazienti arrivano in terapia descrivendo i primi anni di vita come appaganti, gioiosi; altri non ricordano molto di questo o quel periodo supponendone un vissuto sereno; altri ancora giustificano eventi  passati con la logica razionale dell’adulto mascherandone il vissuto. Ad una più approfondita analisi è possibile individuare elementi che possono suggerire mancanze o situazioni di parziale o totale deprivazione. “la mamma aveva appena perso il padre quando io sono nata e mi hanno raccontato che non riusciva ad allattarmi”; “entrambi i miei genitori lavoravano e io sono rimasto con la nonna paterna, una donna buona ma sempre depressa” “papà ci picchiava di santa ragione quando sbagliavamo, con tutte le responsabilità che aveva era il suo modo per educarci e farci diventare grandi”.  Anche le incongruenze tra vissuto episodico (un evento riportato) e semantico (una considerazione generale) potrebbero indicare un area di sofferenza psichica non elaborata. E’ il caso in cui una persona afferma di aver avuto genitori premurosi e accoglienti ma non è in grado di riportare un episodio in cui tale affermazione potrebbe trovare supporto. Le condizioni o gli episodi traumatici (abusi, violenze, lutti, separazioni), come ampiamente illustrato dagli studi di Shapiro, rendono ancora più evidente l’incapacità di fruire di una base sicura poiché dirompono, spezzano il nostro percorso di vita rendendolo inadatto al processo evolutivo. Maggiore sarà l’intensità del trauma, più antica la sua localizzazione, maggiore sarà la compromissione della propria base interiore.

Il risultato di queste condizioni porta inequivocabilmente ad una serie di ripercussioni nella vita relazionale e sentimentale dell’individuo. L’adulto sarà portato inconsciamente a difendersi, a proteggersi dalla sofferenza e della frustrazione come faceva durante l’infanzia; incline ad una lettura parziale o alterata della realtà di coppia, attiverà modalità operative rigide e conservative  percependo l’altro o i cambiamenti come minacciosi. Una volta superata la fase dell’invaghimento, dell’amore passionale, la coppia inizia a funzionare come risorsa affettiva e rifugio emotivo reciproco. E’ proprio in questa fase che il passato infantile riemerge e contamina il presente. Le aspettative sull’altro si baseranno su esperienze grezze avute in infanzia attivando dinamiche disfunzionali e conflittuali.

  • “Non gli dico di cosa ho bisogno perché dovrebbe rendersene conto lui”
  • “Non posso farmi vedere debole altrimenti lei se ne approfitterà”
  • “Mi fido di lei ma non mi fido degli altri, per questo sono così possessivo”

Se una persona è portata a difendersi o a competere con l’altra per la spartizione del potere non avrà alcuna possibilità di accedere alla reciprocità, al comune supporto, alla possibilità di sperimentare e di conseguenza di sentirsi completato dal proprio partner.

“Sarò amabile? Sarò ricambiato? I miei bisogni saranno riconosciuti? Potrò essere me stesso o dovrò fingere? Posso dire la mia? Io valgo al di la di te? Posso vivere senza di te?”

Maggiore saranno le incertezze in merito più intense saranno  le difesa e la conseguente impossibilità ad accedere a relazioni adulte funzionali.

A titolo meramente esplicativo poniamo la variabile paura, percepita nei riguardi del Sé e dell’altro, come elemento predittivo dei rapporti sentimentali

INTESITA’ della PAURA

TIPI di RELAZIONI accessibili

Altissima Il soggetto nega i propri bisogni emancipativi, non instaura relazioni sentimentali, la propria sessualità è vista come minacciosa perché lo allontana dal conosciuto. Possibili perversioni.

Forte rabbia interna. Si percepisce o percepisce gli altri come INADEGUATI, OSTILI. Sentimenti di rivendicazione nei confronti di quello che non gli è stato dato.

Molto alta Il soggetto procrastina le scelte o si fossilizza su relazioni inadegute. Qual’ora  accessibile la sessualità sarà vissuta con rigidi criteri. Possibile utilizzo di sostanze tossiche come tentativo di non soccombere al proprio mondo interno. Possibili condotte e agiti aggressivi. Incostanza relazionale cronica.

Utilizzo della sessualità in funzione predatoria lontana dall’intimità.

Alta Ricerco partner che rispondano alle mie mancanze, i rapporti sono costituiti da ruoli rigidi. I partner  potrebbero essere individuati sulla base del potere percepito (più forte, mi affido completamente, più debole la/lo controllo completamente). l’appagamento è davvero molto limitato.

L’aggressività anche se non agita è spesso presente. Non c’è evoluzione. Rapporti discontinui, improvvise rotture  o stantie relazioni usuranti

Considerevole Possibile svalutazione dei rapporti sentimentali o incapacità di differenziare sé con l’altro (siamo la stessa persona).

Orientamento rigido verso i bisogni dell’altro (mi occupo di te perché non so occuparmi di me) o incapacità di vedere i bisogni dell’altro (non ho sufficienti risorse per me, figurati per te). I rapporti possono mantenersi nel tempo ma non sempre sono appaganti

Tollerabile Capace di riconoscere i propri bisogni e i bisogni del partner, tollera la frustrazione ed è orientato alla reciprocità. E’ in grado sia di accudire che di essere accudito. Accede con il proprio partner alla scoperta, alla novità. Condivide e accoglie i cambiamenti. I rapporti tendono ad essere appaganti, stabili.

La prospettiva che si viene a creare sembra suggerire quindi una visione che vada oltre le incomprensioni, i litigi e le responsabilità oggettive dell’altro o di sé ma si rifaccia inequivocabilmente ai vissuti primordiali come l’ attaccamento, genesi del nostro modo di vivere ed elaborare il rapporto con gli altri. In altre parole alcuni rapporti sembrano già essere destinati al fallimento, ad avere una data di scadenza (quando il rapporto si fa più serio, in prospettiva di una convivenza o di una procreazione) o per lo meno nascono con un ascendente infausto che infuria ogni qual volta il tempo ci pone davanti a dei cambiamenti evolutivi o a delle condizioni di difficoltà.

Frasi come “me li scelgo sempre con il lanternino” non sembrano quindi essere così inopportune ma non devono essere considerati propriamente  errori, sono il modo con cui il bambino dentro di noi si è adattato ed è sopravvissuto psichicamente (e non solo) alla propria infanzia. Fino a quando non si sentirà sufficientemente sicuro aprendosi ad esperienze emotivo correttive egli continuerà a tenere ben alto gli scudi e a tagliare con la spada ogni rapporto considerato minaccioso.


Quali sono le teorie di riferimento che si portano a suffragio di questa tesi?

Il concetto di “coazione a ripetere” con il quale Freud definisce quella tendenza inconscia a porsi attivamente in situazioni dolorose simili a esperienze passate

Le teorie dell’attaccamento di J. Bowlby, per il quale il bambino organizza il suo mondo interno in base alle risposte che la figura di riferimento infantile (Cargiver) fornisce ai suoi bisogni.

✓l’attaccamento sicuro: caratterizzato dalla possibilità di sperimentare l’altro con fiducia e vicinanza affettiva.

✓ l’attaccamento evitante: caratterizzato dalla minimizzazione dei propri bisogni affettivi . L’esplorazione e l’autonomia sostituiscono il bisogno di vicinanza

✓ l’attaccamento ansioso-ambivalente : caratterizzato da un bisogno costante di mantenere la prossimità con la figura di attaccamento, vissuta come imprevedibile ed incerta.

✓l’attaccamento disorganizzato: il rapporto con l’altro non è decifrabile, non c’è uno schema di riferimento che possa essere definito completo e funzionale, i bisogno sono negati, forte rabbia nei confronti di sé o dell’altro. Difficoltà a gestire le emozioni spesso sconnesse del lato cognitivo

Piani e strutture del comportamento” di Miller, Galanter e Pribram (1963)

Le teorie di Winnicott che sancisce come  Condizione necessaria ed essenziale per lo sviluppo (fisico ed emotivo)  la presenza di un ambiente “buono”, costituito dalle cure materne, da cui non solo il bambino è dipendente, ma senza le quali non potrebbe esistere. Anche se il bambino possiede un potenziale innato per svilupparsi, senza una madre sufficientemente buona, che si prodiga nella cura del figlio, egli non sarà in grado di divenire una persona “intera” e indipendente.

Shaver Hazan “stili di relazione amorosa e attaccamento”. Ha studiato la correlazione tra gli stili di attaccamento e le modalità amorose in età adulta constatandone una importante correlazione.


Dobbiamo quindi tenere in considerazione, quando parliamo di relazioni sentimentali, che noi stessi siamo esseri provenienti da un passato a volte irrisolto così come i nostri compagni, che i nostri sistemi motivazionali (regolano il rapporto tra noi e l’ambiente) non sono accessibili direttamente alla coscienza così come gli stili di attaccamento da cui prende origine il nostro modo di vivere noi all’interno di una relazione. Riportare il problema a noi smaschera l’inganno, ci riporta ad essere attivi nella possibilità di ristabilire una condizione relazionale o individuale di benessere e di appagamento.

 Veronica è tornata a trovarmi, da un anno ha terminato la terapia, voleva condividere con me i suoi progressi.  Ha scelto di stare per un po’ da sola, due mesi fa ha conosciuto Claudio, vive il rapporto con appagamento, non si è costruita “i castelli in aria come al solito”, vive il momento e quello le basta. Si sente sicura, anche di potersi dimostrare bisognosa.  Sa di essere amabile e per questo ha smesso di controllare tutto. Quei brutti momenti passati ora posso essere lasciati nel passato.

* nome di fantasia

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