Ho un problema psicologico, a chi devo rivolgermi?

Capita spesso che la mia professione susciti interesse e curiosità tra amici e nuovi conoscenti. Una delle domande più comuni che mi vengono poste una volta intavolato il discorso “psiche” riguarda la corretta scelta del professionista da interpellare nell’eventualità di un bisogno. Utilizzo questo spunto per illustrarvi con un immagine allegorica e di facile comprensione le differenze tra Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra.

In seguito affronteremo le sostanziali peculiarità che un paziente può attendersi dalle specifiche terapie psicologiche proposte.  Questo percorso di avvicinamento al mondo “psi” si concluderà  con la presentazione dei  7 quesiti necessari perché voi siate in grado di riconoscere la relazione d’aiuto che meglio risponda alle vostre esigenze.


Ora immaginatevi di dover chiedere ad un professionista una consulenza nel mondo dell’edilizia…

(Psicologo)

L’arredatore d’interni: ci aiuta a migliorare i nostri ambienti, fa emergere Psicoterapeuta e Psicologo cosa li differenza le nostre necessità, ci offre una visione professionale e alternativa degli spazi pur mantenendo la struttura dei locali. Ci orienta su come meglio impiegare il nostro mobilio armonizzandolo con nuovi e mirati acquisti in base alle necessità e possibilità.

 

(Psicoterapeuta)

L’architetto: la nostra casa ha bisogno d’interventi di riqualificazione. Le nuove tecnologie permettono un maggiore rendimento termico, acustico, elettrico e un risparmio economico ed ecologico non indifferente. Alcuni problemi lasciati andare nel tempo, come piccole perdite d’acqua, hanno provocato danni fastidiosi o Psicoterapeuta e Psicologo principali differenzeaddirittura strutturali; ora è necessario e possibile risolverli. In alcuni casi si necessita una nuova stanza per creare il nido per un piccolo nascituro e per farlo bisogna rendere agibili aree dismesse, colme di vecchi ricordi a volte ingombranti. Il professionista, riconosce i vostri bisogni, progetta e fa in modo che si realizzano spazi in conformità alle regole territoriali e alle esigenze interne, vi aiuta a distinguere l’utile dal superfluo. La bonifica deve seguire precisi iter pena la non agibilità dell’edificio. La paura di sbagliare è tanta anche perché ci sono in ballo i risparmi di una vita. Solo affidandosi a qualcuno di comprovata esperienza e fiducia possiamo superare questa sfida e rendere nuovamente quelle quattro mura la nostra amata dimora.

(Psichiatra)

L’ingegnere: la nostra casa ha bisogno interventi strutturali e per farlo è Cosa differenza lo psichiatra dallo psicoterapeutanecessario mettere in sicurezza gli elementi portanti, calcolare i pesi e ridistribuirli, considerare l’appropriatezza delle fondamenta. Per fare ciò, nel rispetto della natura dello stabile, è necessario avvalersi di elementi temporanei o definitivi di supporto. Alcune travi, dovranno essere rinforzate, una struttura esterna permetterà, in caso di calamità naturali, maggiore flessibilità e di conseguenza un aumento della sicurezza architettonica.


Prendiamo spunto da quanto emerso fino ad ora e cerchiamo di vedere oltre e di toglierci di dosso qualche ingombrante stereotipo riguardante la gravosità di un intervento piuttosto che di un altro. Alcuni pensano infatti che rivolgersi ad uno psichiatra significhi essere “matti” mentre andare dallo psicologo possa essere paragonato a fare quattro chiacchere con un amico che ci consiglia sul da farsi.

Torniamo ancora per un attimo nel mondo dell’edilizia..

Immaginiamoci di essere dei fortunati possessori di una villetta con giardino e di aver deciso di arradare il nostro spazio verde con piccole piante da frutto. Nel tempo questi alberi sono cresciuti e le radici si sono spinte sempre più lontane nel terreno.  Per evitare problemi più seri sarà necessario contattare un impresa che, con un semplice calcolo ingenieristico, costruisca dei muretti di contenimento affinchè la vostra casa sia posta in sicurezza . Con una modesta cifra e senza intaccare il vostro habitat interno il problema verrà risolto e voi potrete, in tutta serenità, godervi i vostri spazi.

Di ben altra natura e costo è unire praticità, moda e gusto in un ambiente domestico. Una scelta apparentemente divertente e spensierata può facilmente diventare un incubo se le cose iniziano a non procedere in armonia. Molti di noi potrebbero raccontare crisi coniugali per errori commessi nella scelta di un mobilio o per l’incauto lavoro fatto nel sostituire un infisso. E’ possibile che per trovare la giusta illuminazione abbiate dovuto girare mille negozi per poi alla fine rendervi conto di aver buttato via un mucchio di soldi e di non essere neppure felici. Il percorso per superare questo empasse non sarà dei più semplici e vi porterà a dover fare nuovamente confusione prima di ritrovare l’ordine e la serenità persa.

Così anche in ambito sanitario un intervento psichiatrico può risultare circostanziale, a rapida soluzione e poco  umanamente oneroso, ben lontano dallo stigma di essere orami classificati, mentre un percorso  di counseling psicologico può necessitare ben più pazienza e sacrificio di quanto avreste ipotizzato.

Per riassumere, scegliere la corretta figura professionale può essere fatto solo riconoscendo i nostri specifici bisogni, andando oltre le credenze e gli stereotipi che ci allontanano dal nostro benessere.  Come abbiamo visto, una figura non sostituisce l’altra, esse si completano e interagiscono, ove necessario, per la realizzazione del nostro progetto di vita.

 

Tipi di psicoterapia e approcci psicoterapeutici

Come molti di voi sanno esistono diversi approcci psicoterapeutici. Solo in Italia sono state riconosciute dal MIUR circa 400 scuole di Alta Formazione in Psicoterapia. Cognitivo Comportamentale, Dinamico, Sistemico, Analitico sono solo alcuni di questi orientamenti. Come fare allora a districarsi in questa ardua scelta. Dovete sapere che esistono delle linee guida internazionali che riconoscono, a questo o a quell’orientamento una “best practice” nel trattamento dello specifico disturbo. Un esempio: per il PTSD, disturbo post traumatico da stress (spesso causato da eventi gravosi che hanno messo a repentaglio direttamente o indirettamente la vita del paziente – incidenti, aggressioni, lutti cruenti) la terapia cognitivo comportamentale (ma non solo) è considerata indicata (scientificamente provato) per il suo trattamento. In altre parole è stato constatato che una serie di casi clinici trattati con tale terapia ha sortito un effetto positivo riconosciuto a livello internazionale [fonti del Manuale Diagnostico e Statistico del Disturbi Mentali]. Un orientamento si valuta inoltre sulla sua scientificità ossia sulla qualità e quantità di materiale scientifico statisticamente rilavante che ne certifichi l’efficacia.

Nonostante esistano terapie elettive la scelta di un terapeuta dovrebbe andare oltre. Gli approcci oggi giorno sono sempre più integrati con lo scopo di adattare lo strumento al paziente e non il paziente allo strumento. Più il professionista è formato e aggiornato più ha possibilità di potervi “vestire” in modo preciso e personalizzato.

Terapie integrate non significa però essere dei tuttologi (è una categoria a cui starei alla larga). Sul mercato c’è una vasta opportunità di scelta quindi è importante prestare attenzione, oltre che all’orientamento, al tipo di professionalità messa a vostro servizio.

Uno schema riassuntivo e pratico potrà esservi utile per la scelta partendo dai vostri specifici bisogni:

 

I 7 quesiti

Non sono tanto le risposte che ci diamo ad indurci in errore quanto le domande che ci poniamo. Per questo motivo, una volta individuato il genere di professionista che si necessita, sarà utile formulare quesiti  che possano  meglio orientarci nella scelta del terapeuta da eleggere come nostro collaboratore:

Quale utenza segue maggiormente questo specialista? Risponde alle mie esigenze?

I tipi di utenza e le specializzazioni che ne derivano possono essere differenti: Bambini, Adolescenti, Adulti, Persone con disabilità fisiche, Persone con compromissione Neuropsicologica, Coppie, etc…

Se devo portare mio figlio di 7 anni da uno psicologo perché le maestre ipotizzano un disturbo dell’apprendimento è davvero poco indicato contattare un collega che si occupa principalmente di tossicodipendenza e di adolescenti a rischio. Questo non significa necessariamente che quest’ultimo non vi possa assistere, ma che per farlo probabilmente dovrà adattare le sue competenze, richiedere l’intervento di altri (testisti in grado di valutare, diagnosticare, progettualizzare un intervento sul Disturbi dell’Apprendimento) rendendo meno economico, nel tempo e nelle risorse, il lavoro svolto.

Quale modalità terapeutica utilizza il professionista?

Il lettino è solo una delle tante possibili soluzioni..

Sedute Individuali, di Coppia, di Gruppo, di Comunità.

Se il problema è di natura trans generazionale sinceratevi che il terapeuta vi possa accogliere tutti, genitori e figli. Lavorare a comparti stagni non è sempre la soluzione migliore. A volte è indispensabile sentirsi parte di un gruppo per tirare fuori le risorse possedute, uscire dallo stigma e dall’isolamento; altre è necessario costruire uno spazio intimo e inviolabile nel quale, finalmente, possiate sentire solo voi stessi. Soffermatevi a riflettere sulla soluzione e non sul problema vi aiuterà a riconoscere quale modalità terapeutica sarà più adatta al vostro scopo.

Quale rete territoriale ha a disposizione il terapeuta che sto interpellando?

Centri di accoglienza per donne maltrattate, Centro Psico Sociale, Neuropsichiatria, Poliambulatori per patologie complesse, etc …

Alcune situazioni non possono essere facilmente trattate nel tradizionale studio privato o perlomeno non facendo unico perno il singolo collega. Una giovane ragazza affetta da anoressia dovrà certo poter contare su di un terapeuta molto formato (l’anoressia è una patologia molto severa e necessita l’attivazione di più elementi multidisciplinari) ma anche di un dietologo, di una ginecologa, un farmacologo e di un internista che abbia sempre ben chiaro i livelli “vitali” della paziente. Deve essere “presa in cura” nella sua specificità e globalità ed il servizio offertole, in questo difficile momento, deve rispondere rapidamente e accuratamente alle sue reali esigenze.

Al di là del buon nome del terapeuta, che magari vi è stato suggerito da qualche amico o parente, domandatevi se la vostra problematica necessita un intervento multidisciplinare e ricercate eventualmente un servizio che possa assolvere “in sincronia” la vostra presa in cura.

Quanta formazione e aggiornamento può dichiarare il professionista che vorrei consultare?

Abilitazioni per strumenti specifici, utilizzo di questo o quello strumento diagnostico o terapeutico.

Non sempre le cariche ricoperte o i corsi svolti definiscono la bravura di un terapeuta ma non è difficile affermare che più una persona investe sulla sua specializzazione più egli avrà a disposizione strumenti aggiornati con i quali potrà lavorare. Fare formazione dal mio punto di vista è un modo per mettersi in discussione come il paziente, in un certo qual modo, fa rivolgendosi a noi.

Dove esercita il professionista e cosa mi verrà richiesto?

Di minor evidenza, ma pur sempre variabile da prendere in considerazione, è il luogo in cui si effettuerà la prestazione, gli orari di accesso, i servizi offerti e l’onorario richiesto.

A volte un percorso terapeutico necessita di un periodo di tempo relativamente lungo. Per questo al momento della scelta dobbiamo essere certi che, ove ne fosse indicato, il tipo di sforzo necessario per andare a “lavorare” con il nostro terapeuta, sia congruo  con gli impegni personali e professionali già svolti. Se ad esempio sono un lavoratore che svolge dei turni dovrò assicurarmi che l’agenda del professionista sia aperta sia alla mattina che il pomeriggio, che sia facile da raggiungere (magari non molto distante dal luogo di lavoro) e che l’onorario sia sostenibile per il mio tenore di vita. Iniziare una terapia è un passo molto difficile e complesso, meglio farlo accertandosi che per forze maggiori non si debba rinunciarvi.

E’ quello giusto per me?

Un ultimo elemento, squisitamente personale, è domandarvi se avete preferenze sul genere di terapeuta con cui collaborerete. Sebbene scientificamente non risulti un elemento influente è utile interrogarsi su chi ci si aspetta d’ incontrare uno volta varcata la soglia dello studio, un uomo di 60 anni o una donna di 35; con quale figura mi troverei a mio agio?

Durante il primo contatto che sensazione ho avuto?

Prima di accedere in studio è frequente avere contatti diretti (telefono, mail) o indiretti (segretaria, infermiera, etc) con il terapeuta. E’ bene coniderare le sesazioni che vi ha suscitato, misurare quanto questo ha risposto alle vostre aspettative ed eventualmente confrontarvi con lui/lei dovessero esserci delle tensioni o sensazioni nell’aria che non riuscite bene a riconoscere. Il percorso che state intraprendendo comporta sacrifici e fatica, porre la basi, sin da subito, di una funzionale allenza è condizione indispensabile. Se la vostra “pancia” vi dice qualcosa, ascoltatela! Questo sarà già un atto terapeutico che farete per voi.

 

Dr. Andrea Piuri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.